Relief: il podcast.

#5-8 La consapevolezza e il potere di scegliere. Ospite: Luce Caponegro (già Selen)

Alessandro Calderoni Season 5 Episode 8

Un viaggio di trasformazione personale si svela quando Luce Caponegro, un tempo celebre come la pornostar Selen, si racconta con profonda autenticità ai microfoni dello psicoterapeuta Alessandro Calderoni, in questa puntata del podcast. Dalla ribalta del cinema per adulti degli anni '90 alla serenità ritrovata come imprenditrice nel settore dell'estetica e del benessere, Luce ci guida attraverso le sfide e le scoperte del suo cammino di evoluzione personale.

Particolarmente toccante è il racconto delle difficoltà affrontate per liberarsi dall'etichetta di pornostar, descrivendo questa esperienza come "camminare nella terra di nessuno", dove la sua vera essenza veniva costantemente oscurata dall'immagine costruita nel passato.

Scopriamo come la meditazione quotidiana sia diventata per lei uno strumento fondamentale di autoregolazione emotiva e come il lavoro nel centro estetico le abbia permesso di riscoprire una dimensione di "sorellanza" con le altre donne precedentemente sconosciuta. 

L'episodio si arricchisce con tre esercizi pratici sul potere della scelta, un'analisi del romanticismo nella Generazione Z con Davide Burchiellaro di Gente.it, e una riflessione sulla crescente solitudine nella società moderna con Gianluca Riccio di Futuroprossimo.it.

Infine parleremo di ricerche scientifiche che collegano alimentazione e salute cerebrale. Non mancano belle notizie dal mondo: progressi nell'occhio bionico, il ritorno delle lucertole sull'isola di Sombrero e i tetti verdi che trasformano le favelas di Rio de Janeiro.

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Speaker 1:

in collaborazione con genteit ben ritrovati.

Speaker 2:

Relief è il podcast connesso al servizio di sollievo psicologico rapido, che ha fisicamente sede a Milano, in metropolitana, fermata isola, linea Lilla, e online per tutti a partire da wwwreliefpsicologicoit. In questa puntata l'ospite è Luce Caponegro, una volta nota come Selen, famosa nel cinema per adulti degli anni 90 come pornostar. In questa intervista parleremo con lei delle motivazioni che l'hanno inizialmente portata in quel settore e poi del viaggio di trasformazione personale che ha intrapreso dopo aver lasciato la pornografia, diventando un'imprenditrice nel mondo dell'estetica e del benessere. Gli esercizi di questa puntata sono tre e, come sempre, ruotano attorno al potere della scelta. Il primo invita a riflettere sulle decisioni quotidiane per aumentare la consapevolezza del proprio potere personale. Il secondo, che si chiama lamentarsi di meno e agire di più, incoraggia a concentrarsi sulle soluzioni anziché sui problemi. E il terzo, rielaborare le preoccupazioni, ci aiuta a distinguere tra ciò che è controllabile e ciò che non lo è, per promuovere un atteggiamento mentale più rilassato. Con Davide Burchiellaro di Genteit.

Speaker 2:

Il tema affrontato in questa puntata di Millennials, la rubrica che da sempre conduce all'interno di Relief, riguarda la generazione Z e l'approccio di quella generazione al romanticismo, rivelando come questa generazione tende a spendere di più in ambito amoroso, scegliendo regali che riflettano le proprie esperienze personali. Con Gianluca Riccio di FuturoProssimoit, invece, esploriamo la solitudine moderna e come la nostra società si stia muovendo verso una condizione di isolamento sociale accettato, spinta dalle nuove tecnologie. Invece, le tre ricerche scientifiche di cui vi parliamo riguardano la dieta mediterranea e il suo legame con un declino cognitivo più lento, un particolare formaggio e i suoi potenziali benefici cognitivi e i benefici dell'olio d'oliva per i pazienti con Parkinson. Le tre belle notizie selezionate in questa puntata sono invece i progressi tecnologici nell'occhio bionico, il ritorno della popolazione di lucertole sull'isola di Sombrero e l'iniziativa dei tetti verdi nelle favelas di Rio de Janeiro, che sta aiutando a combattere il calore e a rafforzare il senso di comunità. Cominciamo Il caso. In questa puntata di Relief ospitiamo Luce Caponegro, che un tempo era nota come Selen. Ciao, luce, benvenuta e grazie per essere con noi.

Speaker 3:

Ciao a tutti voi, grazie.

Speaker 2:

Senti, tu hai appunto iniziato la tua carriera nel cinema per adulti negli anni 90, tanto tempo fa. All'epoca, quali erano le tue motivazioni iniziali e come si gestiscono le emozioni legate all'ingresso in un settore che effettivamente è così particolare?

Speaker 3:

Beh, bisognerebbe fare innanzitutto un tuffo negli anni 90, in quella che era la cultura e l'educazione di quei tempi, e certamente non c'era quell'apertura mentale e anche fisica che c'è adesso. Di conseguenza, c'era un ritaglio, tutto era tabù, di certe cose non si poteva parlare. La sessualità era una cosa abbastanza proibita ai maschietti, gli si raccontava che se si toccavano diventavano ciechi. Le femmine non potevano assolutamente neanche da lontano immaginare di fare qualcosa del genere, perché era sporco. Quindi c'era tutto un concetto così sbagliato, così fuori dalla natura che io mi sono sentita un po' una paladina della libertà, del riscatto, del vivere la sessualità in modo aperto, felice, gioioso. E l'ho fatto con un mezzo che in quel momento poteva essere interessante e utile tra virgolette e per me è stato anche modo di spezionare le emozioni che la sessualità, anche quella più fuori dalle righe, fuori dai canoni consueti, poteva darmi. È chiaro che c'era un amore. C'era anche una reticenza di una parte di me, perché comunque era un mondo totalmente ignoto e veramente tanto fuori da quelli che potevano essere anche le cornici con cui ero cresciuta culturalmente, come educazione.

Speaker 2:

Quindi per me è stato un po' come buttarsi col paracadute ha avuto delle evoluzioni che l'hanno, se vuoi, normalizzata e le hanno tolto anche la parte sia di trasgressione sia di riconquista che aveva all'inizio. Oggi però l'etichetta di pornostar non c'entra più nulla con la persona che sei diventata, ma è un'etichetta che a volte è facile immaginare che rimanga tatuata addosso, un po' come se non ci fosse diritto all'oblio.

Speaker 3:

Ecco come la gestisci questa presenza che magari è poi stata ingombrante perché sono passati decenni sono passati più di un ventennio, quindi quasi quasi 30 anni in realtà, perché poi io mi avvicino ai 60, anche se portati bene, e devo dirti che è stata forse una delle prove più difficili della mia vita, perché comunque io camminavo in quella che definisco la terra di nessuno. Mi presentavo con dei sentimenti, con un'etica, con dei pensieri, con un'anima che non veniva mai interpretata per quello che era realmente, ma appariva sempre prima la facciata che era quella facciata comunque che mi ero costruita magari dieci anni prima, e quindi appariva la trasgressione, la sfacciataggine, la voglia di essere ribelle mentre, poi invece in realtà era una persona molto etica, tranquilla, riservata e anche timida, perché io ho fatto delle scelte estreme da giovane.

Speaker 3:

Però le ho fatte proprio perché ero una ragazza timida e quindi volevo veramente con tutta me stessa riuscire a sorpassare, a scavalcare e rompere quei muri della timidezza. E si sa, no, i timidi poi esondano.

Speaker 3:

Esatto, esondano. E questo è quello che è stato quindi, a un certo punto. Quando invece mi sono riappropriata della sacralità del mio corpo e della mia anima, così legata a un corpo e anche, quindi, a un atto fisico come quello della sessualità, certamente mi dava molto fastidio e mi ha molto fatto soffrire il fatto che non si vedesse altro, però ho dovuto imparare a farci conti. Ho dovuto imparare a gestire questa cosa, a diventare sempre più forte e a lavorare su me stessa. Quindi il lavoro è stato prima di tutto su di me. La mia vibrazione poi è cambiata così tanto che il messaggio alla fine è riuscito a passare anche agli altri. Ma ci sono voluti tanti anni, prima di tutto e di coerenza, di tutto e di coerenza, e poi, chiaramente, come l'effetto del pendolo che va da un estremo all'altro, io ho vissuto un estremo opposto.

Speaker 3:

Quindi ho avuto anni quasi monacali, ma non l'ho fatto per prendere un premio. Non era questo lo scopo. Non è che era un soldacere a un carbenismo imposto o volere entrare a tutti gli effetti in un tessuto sociale che dimiega il modo di porsi un pochino più fuori dalle regole, dalle righe. No, non era questo. Era proprio che avevo bisogno di essere vista per come ero realmente.

Speaker 2:

Ecco poi, in seguito, hai fatto tutt'altro e hai intrapreso una carriera imprenditoriale che in alcuni momenti ti ha portato ad affrontare anche difficoltà economiche.

Speaker 3:

Ecco lì che cosa hai imparato da quelle difficoltà, da quelle esperienze, dal tuo ricostruirti, non sempre con facilità sopportare i miei compiti fino in fondo e naturalmente ho dovuto, più di qualsiasi altra persona, dimostrare le mie capacità e quindi ho dovuto studiare e professionalizzarmi in modo estremo, alto, forte, importante. Sono diventata anche docente del mio settore, sono anche un insegnante di estetica nelle scuole, scuole di estetica. Io ho un'impresa, una piccola impresa nel mondo del benessere, dell'estetica a.

Speaker 3:

Ravenna. E quindi poi, chiaramente cosa ho imparato? Sì, le difficoltà economiche ci sono state, ma ho imparato che l'Italia è un paese che non aiuta l'imprenditoria, e l'ho imparato sulla mia pelle. Non siamo assolutamente sostenuti, aiutati, anzi, la piccola impresa è proprio massacrata, purtroppo. E quindi ho imparato che forse bisogna guardare all'estero. Quando in Italia si dice la fuga dei cervelli, fanno bene, chi ha cervello va via dall'Italia.

Speaker 2:

Ecco, ma lavorare nel settore del benessere senza i riflettori puntati addosso ha contribuito ad aumentare anche il tuo di benessere.

Speaker 3:

Sì, assolutamente, perché comunque essere continuamente esposti è faticoso e soprattutto ti decentra, perché la tua immagine viene comunque fagocitata da migliaia e migliaia di persone che proiettano loro roba, loro sensazioni, loro frustrazioni, loro problemi e tu diventi un po' il capo espiatorio di tante cose. Quindi io ho proprio sentito la necessità, perché ho iniziato molto giovane, ho iniziato a lavorare nello spettacolo che avevo 18 anni, quindi proprio ho sentito la necessità di uscire fuori da quel mondo e di riappropriarmi della mia vita privata, della mia privacy. Proprio avevo voglia di questo. Quindi non mi è costato uscire fuori dalla luce dei riflettori, anzi, era una cosa che proprio ho cercato e voluto. Fuori dalla luce dei riflettori, anzi, è una cosa che proprio ho cercato e voluto. Questa cosa mi ha aiutato a capire molteplici cose innanzitutto il rapporto col femminile con le altre donne.

Speaker 3:

Io ho lavorato molto con le donne, avendo un centro estetico, appunto, e mi ha insegnato una sorellanza, un'amicizia, una vicinanza con le donne che invece da giovane nonisti, perché io credo nella flessibilità. Così come a un certo punto è stato giusto il femminismo, così come poi è diventato sbagliato il femminismo, perché bisogna sempre andare a vedere che messaggio arriva e dove si sta andando a parare Io sono per le donne, sono a favore delle donne, amo le donne perché credo che le donne rispetto a un uomo siano veramente come un diamante, ricco di sfaccettature, e questa è la nostra bellezza.

Speaker 2:

Devo accelerarti un attimo perché siamo quasi fuori tempo, ma ci tengo a chiederti, siccome le nostre emozioni più disturbanti di solito sono ansia, tristezza e rabbia, con quale tra queste ti sei confrontata più frequentemente o con maggiore difficoltà nel corso della tua vita?

Speaker 3:

Direi la rabbia, sì, la rabb rabbia sei fumantina no, al contrario, sono una persona estremamente tranquilla, pacata. Tutte le persone che mi stanno vicino dicono che io trasmetto pace e quindi tendo a assorbire, giustificare accumuli implodiatto accumulo così tanto che poi a un certo punto io esplodo.

Speaker 3:

Quindi sono la classica persona che diventa un po' la mina vagante, che è tutta brava, che non ti aspetti, bravissima, tranquilla, che poi a un certo punto esplode e la rabbia. La rabbia naturalmente sono quelle cose che tu hai avuto dentro, però per non dispiacere gli altri non hai detto, per non ferire gli altri ti sei tenuta dentro. Oppure proprio perché non sei una persona violenta dici vabbè, lo subisco, ma preferisco essere io la persona per bene brava e non la persona cattiva. Però chiaramente, a un certo punto la pentola a pressione diventa sempre più, come dire più piena e a un certo punto non ce la fai più.

Speaker 2:

Quindi le persone buone quando esplodono, esplodono in modo abbastanza forte Un'ultima battuta, ma è vero che tra gli strumenti che hai adottato per gestire i contenuti della tua mente e anche le emozioni, ti sei avvicinata anche alla meditazione.

Speaker 3:

Assolutamente. Io medito tutti i giorni e ritengo che sia uno strumento fondamentale alla vita e penso che tutti dovrebbero farlo, perché quando c'è fuori una bofera bisogna andare dentro per ripararsi, e così è per noi, per noi esseri umani che non riusciamo più a gestire, la cosa migliore da fare proprio entrare dentro noi stessi, semplicemente respirare e ritornare all'energia primordiale. Chi sono, il mio cuore, il mio respiro, chi sono io, chi è la mia anima, e semplicemente, in questo respiro, ritrovare se stessi e riconnettersi col proprio cuore. E quando ritorni fuori, tutto quello che arrivai a riaffrontare lo vedi in modo diverso e lo vivi in modo diverso. E poi sono queste cose che io ti sto dicendo. Sono state anche provate e addirittura è stata usata la meditazione nelle carceri e c'è stata una fortissima diminuzione della violenza, dei fenomeni di rabbia, di lotta.

Speaker 2:

E, ripeto, è uno strumento a cui tutti si dovrebbero avvicinare ci avviciniamo, noi, invece, a questo appello e ti ringraziamo, luce Caponegro. Un tempo Selen. Grazie per essere stata con noi e un abbraccio.

Speaker 3:

Un abbraccio anche a voi. Ciao a tutti.

Speaker 2:

Trucchi del mestiere. Il tema di questa puntata è il potere della scelta, che è anche il titolo del primo esercizio della tripletta. Ogni giorno noi facciamo centinaia di scelte, alcune grandi, altre minuscole, ma tutte in qualche modo contribuiscono alla nostra vita. Questo esercizio ti invita a riconoscere il potere delle tue decisioni quotidiane. Ogni mattina scegli un'area della tua vita su cui vuoi concentrarti per esempio salute, relazioni, lavoro e impegnati a fare una scelta consapevole in quell'ambito. Alla fine della giornata, scrivi cosa hai scelto, perché e quali effetti ha avuto. Vai oltre, chiedendoti come mi sono sentito in seguito a questa scelta. Ha avuto un impatto positivo sulle persone intorno a me? se una decisione non ha portato i risultati sperati, scrivi cosa potresti fare diversamente in futuro. Riflettere sulle tue scelte ti aiuta a sentirti più in controllo della tua vita e a fare cambiamenti positivi, rafforzando la consapevolezza del tuo potere personale. Lamentarsi di meno, agire di più Questo è il titolo del secondo esercizio che ti suggerisco.

Speaker 2:

Le lamentele spesso ci fanno rimanere bloccati sugli stessi problemi, senza cercare soluzioni, per una settimana. Ogni volta che senti il bisogno di lamentarti di qualcosa, fermati e chiediti posso fare qualcosa per cambiare questa situazione? Se sì, fai un piccolo passo per migliorare la situazione. Se no, prova a cambiare prospettiva e a trovare un lato positivo o una lezione da imparare. Prendi nota dei cambiamenti che osservi nel tuo atteggiamento mentale E, per rendere questo esercizio ancora più trasformativo, usa un quaderno o un'applicazione per annotare ogni lamentela che emerge durante la giornata. Alla fine della settimana, rileggi le tue annotazioni e cerca gli schemi ricorrenti. Ci sono situazioni o contesti in cui tendi a lamentarti di più. Ci sono strategie che puoi adottare per ridurre la frustrazione e concentrarti sulle soluzioni. Col tempo questo esercizio ti aiuterà a sviluppare un mindset più orientato all'azione e meno al rimuginio.

Speaker 2:

Terzo e ultimo esercizio della puntata rielaborare le preoccupazioni, perché spesso le preoccupazioni ci intrappolano in un ciclo di pensieri ripetitivi che in realtà poi non portano a soluzioni concrete. Per interrompere questo schema, prendi un foglio e scrivi tutte le preoccupazioni che ti vengono in mente. Poi, accanto a ogni voce, dividi in due categorie. Posso fare qualcosa a riguardo E non è sotto il mio controllo. Per le prime, elenca un'azione concreta che puoi compiere per affrontare il problema. Per le seconde, pratica il lasciare andare, visualizzandole come foglie che galleggiano su un ruscello.

Speaker 2:

Ripeti l'esercizio ogni volta che senti la mente sovraccarica. Per rendere questo esercizio ancora più efficace, alla fine di ogni settimana rileggi le preoccupazioni scritte e nota quali si sono risolte naturalmente senza che tu dovessi fare nulla. Questo ti aiuterà a capire quanto tempo ed energia sprechiamo nel preoccuparci di cose che non possiamo controllare. Inoltre, potresti creare una scatola delle preoccupazioni. Ogni volta che scrivi una preoccupazione, mettila in un barattolo o in una scatola. Mettila in un barattolo o in una scatola. Alla fine del mese, rileggi quello che hai scritto e osserva quante delle tue paure erano infondate o si sono risolte senza interventi diretti. Questa pratica aiuta a ridimensionare il peso delle ansia e a coltivare un atteggiamento mentale più rilassato e morbido. Millennia, ritroviamo con piacere, come sempre, davide burchiellaro, responsabile di genteit ciao.

Speaker 2:

Davide ciao a tutti ben trovati come sempre si parla con te di intelligence generazionale e questa volta ci rivolgiamo alla generazione z, cioè quella dei circa ventenni, in un modo che, a dire il vero, è sorprendente, perché quando si parla un po di topica dell'amore si pensa a una forma di galanteria che sa un po di ottocentesco o comunque di naftalina, magari di vecchie poesie o di vecchi film o di modalità che non si riscontrerebbero più al giorno d'oggi, verrebbe da pensare. E invece i sondaggi e le analisi di mercato ci spiegano che è proprio la generazione Z, per paradosso, a consumare, a spendere di più in ambito amoroso. Raccontaci un po'.

Speaker 4:

Sì, è uscito questo sondaggio di coupon follow che ovviamente, come avrete intuit, intuito, si occupa anche di promozioni di prodotti. Però ha tirato fuori questo sottaggio che è molto interessante perché, rispetto agli altri anni, rispetto alle altre generazioni, questa generazione, generazione Z, quest'anno spende mediamente sui 235 euro per gadget o regali alla fidanzata o alla compagna, e precedentemente il dato era di 155 euro. Quindi un bel salto, diciamo così.

Speaker 2:

Ma indipendentemente dal genere e indipendentemente dalla direzione maschio, femmina, femmina, maschio è oppure è un dato?

Speaker 4:

che non spieghi assolutamente, indipendentemente dal genere, perché, come sai, adesso dei generi meglio non parlare esatto, perché al massimo puoi chiamar fuori un 50 per cento oppure un 60 e 40, però diciamo che è abbastanza equiparata. C'è una leggera maggioranza di donne che fanno regali agli uomini, ma è interessante la tipologia, nel senso che la tipologia di regalo che si fa era passata nella generazione millennial attraverso le cosiddette experience. Ti regalo qualcosa che non è possesso, ma è esperienza.

Speaker 2:

E da lì l'esplosione delle varie boxes. No.

Speaker 4:

E lì l'esplosione anche delle varie boxes, anche della stessa fortuna, se vogliamo, di Airbnb, che in qualche modo ti consentiva di fare dei regali diversi rispetto a un weekend o qualcos'altro. Qui invece siamo di fronte a un'esperienza sempre sì, se vogliamo, però il regalo passa attraverso una logica diversa, che è quella di condividere. Cioè è come se ci fosse la necessità di dire io sono questa roba qua, cioè un po' rivolta un po' verso se stessi, non tanto verso quello a cui tu fai il regalo che potrebbe farle piacere, ma è come dire ti voglio portare qua dentro perché questa esperienza mi ha dato molto. Ora, questa può avere delle, come dire, delle valenze narcisistiche, come mi spiegherai tu, però è sicuramente interessante perché fammi qualche esempio, per esempio, c'è le le donne fanno questi regali che una volta non si facevano gli uomini tipo l'experience di una spa particolare, quindi il massaggio, queste robe qua, che probabilmente nessuno nella nostra epoca della generazione X avrebbe mai potuto ricevere un regalo, un massaggio in una spa.

Speaker 4:

E invece è come dire, è come un modo per portarti dentro, per dirti il mio mondo è fatto anche di queste cose, per fartelo conoscere da un certo punto di vista quando la generazione X, cioè i cinquantenni, avevano vent'anni, si regalavano oggetti.

Speaker 2:

Oppure quando se ne avevano trenta, o quelli che adesso ne hanno quaranta ne avevano venti, si regalavano oggetti. Oppure quando se ne avevano 30, o quelli che adesso ne hanno 40 ne avevano 20, si regalavano esperienze da fare insieme o che potessero piacere al destinatario, mentre i 20-25 anni di adesso tendono a coinvolgere il destinatario del regalo nella propria vita, dicendogli guarda, ti faccio assaggiare la mia vita regalandotene un pezzettino, in modo tale che tu provi quello che piace a me.

Speaker 4:

Esattamente esattamente. E questo però pone il sondaggio. Pone questa domanda ma lo facciamo per noi stessi o lo facciamo per la persona a cui vogliamo bene?

Speaker 2:

Questa è una domanda complessa che giro a te perché sei più, ma io la schivo alla grande, perché come si fa a rispondere, soprattutto senza dati?

Speaker 4:

no, certo, è vero che è chiaro che questa è una interpretazione di un dato, perché ci sono tipologie di acquisto che sono rimangono abbastanza forti, quelle delle experience, anche perché c'è una disapprovazione sempre crescente relativa ai gioielli. Quindi, mentre cresce il mercato dei cosiddetti bijoux, quello dei gioielli, per la generazione Z in modo particolare, assume un significato di sfruttamento, o comunque c'è una dinamica, c'è una conoscenza delle filiere, anche dell'oro, dei diamanti, eccetera, che fa sì che ci sia, un po' come è successo con le pellicce un tempo, che ci sia un rifiuto di questa cosa, quindi resiste. La parte esperienziale, però, è singolare come come uno la usi, utilizzi il regalo che si fa. Quindi il mercato del romanticismo della coppia tra virgolette viene usato come messaggio per dire, per riaffermare un po' se stessi dai.

Speaker 2:

Mettiamola anche sotto un punto di vista più romantico. È come dire ti regalo un po' di me dai facciamo questa chiosa.

Speaker 4:

Ma diciamo di sì, ma diciamo di sì, lasciamo la sociologia asettica a se stessa.

Speaker 2:

Davide Burchiellaro, responsabile di genteit. Grazie per essere stato con noi.

Speaker 2:

Grazie con noi, grazie anziani. Adottare abitudini alimentari sane potrebbe proteggere la salute cerebrale. Effetti del camembert sul cervello. Il formaggio camembert fermentato produce composti che migliorano memoria e apprendimento nei topi, suggerendo benefici cognitivi derivanti da alimenti specifici. Studi futuri potrebbero esplorare implicazioni per l'uomo. Olio d'oliva e benessere nei pazienti di Parkinson. Pazienti con Parkinson che consumano più oli non idrogenati, tra cui olio d'oliva, mostrano potenziali benefici per la salute cognitiva e fisica derivanti da diete ricche di grassi sani Futuro prossimo. Derivanti da diete ricche di grassi sani Futuro prossimo. E con noi, gianluca Riccio di FuturoProssimoit. Ben ritrovato, gianluca ciao.

Speaker 1:

Ciao a te, ciao a tutti.

Speaker 2:

Dalla pandemia in poi, si parla molto spesso, soprattutto in ambito psicologico, del fenomeno del ritiro giovanile, il cui apice assoluto è quello dei cosiddetti kikomori, che si rinchiudono in casa e hanno come unica connessione quella dei videogames con l'esterno, magari giocati in remoto con amici da altre parti del mondo. ecco, questa cosa della solitudine, un po raggiunta, un po ottenuta, un po prescritta dalla nostra modalità di vivere, che ci fa sempre essere connessi, ma connessi quasi sempre nell'assenza degli altri, è un nuovo modo di cui dobbiamo tener conto, senza alcun tipo di giudizio, se vogliamo, ma con una attenta osservazione, gianluca.

Speaker 1:

Luca, sì, hai perfettamente ragione nelle premesse. Io purtroppo non porto buone notizie perché, per usare uno dei termini che hai adoperato tu, la società in qualche modo si sta nel suo complesso ichicomorizzando, cioè tutti quanti. Stiamo raggiungendo una dimensione per la quale, per la prima volta forse nella storia umana, la socialità non è più una necessità, ma è diventa un'opzione. L'individuo moderno è libero di lavorare da casa, di ordinare cibo con un click, di intrattenersi senza uscire, come dicevi anche tu. Quella che un tempo sarebbe stata considerata, insomma, una condizione di isolamento, oggi un modello di vita attenzione accettato socialmente e da qualcuno, da sempre più persone perfino desiderato, quindi un mondo di individui e non più di comunità. Naturalmente i costi di questa indipendenza apparente finché arriva il corriere a portarci il cibo, intendo porta con sé un costo enorme, un costo invisibile, ma enorme, perché la connessione digitale ovviamente non sostituisce il contatto umano e il tempo trascorso in solitudine aumenta senza che ce ne accorgiamo.

Speaker 1:

C'è un pezzo bellissimo, che ho letto di recente, di un sociologo chiamato Derek Thompson, che fa un'analisi sociologica straordinaria e ci fa capire dove siamo diretti con una lucida ferocia. Noi nel recente passato abbiamo parlato di situazioni che sembravano limite, come ad esempio l'istituzione in Giappone di un ministro per la solitudine, che è una cosa, non è distopica, è veramente accaduta questa cosa? oppure come lo sviluppo delle relazioni fisiche attraverso le app. Ne parlavamo nella scorsa stagione, se ricordi, con i Tinder, quindi con l'abitudine a fare swipe anche tra i partner anziché tra i contenuti.

Speaker 2:

Sì, tra un po' le persone, anche incontrandosi casualmente in giro, tenteranno di swipeare a sinistra o a destra quelli che incontrano.

Speaker 1:

Sì, già adesso, se noti, si cercano di evitarsi, passano dall'altro lato della strada, non si salutano neanche da vicino. Insomma, la crescita dell'ansia sociale per essere più stringenti, la fatica emotiva dell'interazione fisica stanno rendendo davvero il rapporto con gli altri sempre più difficile e passare più tempo con le altre persone. L'ultimo aggiornamento che avevo io ma anche io sono uno della generazione x dovrebbe portare a livelli più alti di felicità e di soddisfazione. Ma mi rendo anche conto che il problema non è solo psicologico, perché il declino della socialità sta cambiando proprio il modo in cui vediamo la realtà e quindi influenziamo anche il nostro comportamento pubblico. E lo vediamo da come appariamo sui social, da come ci filmiamo, da come ci fotografiamo.

Speaker 2:

E questa nostra dimensione pubblica, che in realtà non ci mette insieme agli altri ma pone una distanza tra noi e gli altri, inficia completamente la nostra capacità di dialogo non è solo una questione psicologica o sociologica, ma è anche neurologica, perché il nostro cervello ha delle aree e il nostro sistema nervoso autonomo ha un sistema di autoregolazione che sono strettamente connesse alla socialità. Quindi tra i nostri bisogni fondamentali, anche a livello neurologico, c'è la socialità come acquisizione di base sicura, come regolazione mutua di stati emotivi acuti e come sensazione di vicendevole riconoscimento. Senza queste modalità noi abbiamo parti del nostro funzionamento che o si spengono o vivono in una costante modalità di allarme. Quindi bisogna anche capire se il nostro cervello si adatterà a questi cambiamenti in un tempo più rapido rispetto a quanto potrebbe essere fatto dai cambiamenti per mutare ulteriormente.

Speaker 1:

Condivido quello che dici e aggiungo anche che attualmente potremmo stare assistendo al punto più basso di questa società, che si isola e si frammenta, ma non mi aspetto una risposta immediata, quindi un riscatto immediato. Le nuove tecnologie, come la realtà aumentata, per esempio, o l'intelligenza artificiale conversativa, potrebbero addirittura rappresentare un palliativo, qualche cosa che ci illude di star ritrovando in parte una socialità, ma che potrebbe portarci ancora più lontano gli uni dagli altri. Quindi dobbiamo stare molto attenti.

Speaker 2:

Chissà se darwinianamente, come sono sopravvissute le giraffe col collo più lungo, qui sopravviveranno le persone con una socialità comunque più intensa o quelle con un cervello più adattivo alla non socialità. Staremo a vedere. Gianluca Riccio, futuroprossimoit. Grazie.

Speaker 1:

Grazie a te.

Speaker 2:

Belle notizie, tecnologie assistive e natura che rinasce. Parliamo di un occhio bionico. In Australia, la seconda generazione di occhio bionico sta dando risultati veramente promettenti. I primi test clinici su pazienti non vedenti affetti da retinite pigmentosa hanno mostrato un miglioramento sostanziale della visione funzionale. Dopo due anni e mezzo di utilizzo, i partecipanti all'impianto della protesi retinica hanno recuperato la percezione di forme e movimenti. Hanno recuperato la percezione di forme e movimenti, indicando che queste soluzioni high-tech possono realmente restituire una certa autonomia visiva a chi l'ha perduta. Lucertola risorta Sull'isola di Sombrero. Siamo nei Caraibi. È stato documentato un clamoroso ritorno del lucertolone di Sombrero. Nel 2018 ne sopravvivevano meno di 100 esemplari, ma nel 2024 la popolazione ha superato le 1600 unità. Questa piccola specie, considerata quasi estinta, ha beneficiato di interventi di ripristino ecologico, per esempio l'eliminazione di topi invasivi e la riforestazione con vegetazione nativa. Questo dimostra come la natura possa riprendersi rapidamente se aiutata.

Speaker 2:

Tetti verdi nelle favelas. A Rio de Janeiro, un progetto comunitario sta trasformando i tetti grigi delle favelas in giardini pensili verdi. L'iniziativa Green Roof Favela, nata dal Basso, combatte l'isola di calore urbana piantumando succulenti arbusti sui tetti di laniera. Oltre a rinfrescare le case e abbellire il paesaggio, questi orti pensili rafforzano il senso di comunità e insegnano ai più giovani il valore della natura. Il colore verde riduce la violenza nelle favelas. Servono spazi verdi, spiega il fondatore del progetto.

Speaker 1:

Era Relief. il podcast Relief è il primo servizio di sollievo psicologico rapido per le emergenze emotive di tutti i giorni.