Relief: il podcast.

#4-15 Ottimismo e benessere - Ospite: Federico Grom

Alessandro Calderoni Season 4 Episode 15

Come si affrontano i rischi imprenditoriali mantenendo un basso livello di emotività? In questa puntata, l'ultima della quarta stagione, Alessandro Calderoni intervista Federico Grom co-fondatore dell’omonima catena di gelaterie. Federico condivide con noi la sua esperienza imprenditoriale, discutendo delle sue emozioni, del rischio, e  dell'ottimismo che lo hanno guidato nel suo percorso di crescita, fino alla vendita a Unilever.

I trucchi del mestiere  di questa puntata sono:

 ·      Sei più delle tue emozioni: riflessione su alcune domande per distinguere tra contenuto delle sensazioni, pensieri ed emozioni e l'osservazione di essi. 

·       Vecchi valori e nuovi valori: fare un elenco dei vecchi valori e dei nuovi valori attuali per riflettere sulle differenze e lasciar andare quelli che non sono più rilevanti. 

·       Agisci "come se": pensare a tre cose che si farebbero diversamente se non si avesse paura e agire su una di esse per avvicinarsi ai propri valori.

Con Davide Burchiellaro, founder di Themillennial.it , si discute di stili contemporanei di leadership, da quella trasformativa a quella gentile, comprese le implicazioni nel contesto del lavoro.

Con Gianluca Riccio, autore di Futuroprossimo.it,  parliamo di un documentario su Brian Eno. che usa l'intelligenza artificiale per creare 52 milioni di versioni diverse, offrendo un'esperienza unica per ogni spettatore.

Le ricerche scientifiche  citate in questa puntata trattano i seguenti temi:

·       Atti di gentilezza per il benessere psicologico

·       Mentolo nel trattamento dell'Alzheimer

·       Concentrarsi sul verde in città diminuisce l’ansia

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Speaker 3:

il podcast psicologia pratica e gestione delle emozioni con i trucchi, le interviste e i racconti di alessandro calderoni ben ritrovati a questa nuova puntata di relief, il podcast che ha lo stesso nome del servizio di sollievo psicologico rapido che ha sede a milano. In metropolitana, la linea lilla, la numero 5, affermata isola, oppure online per tutti a partire da wwwreliefitaliait. Approfitto di questa quindicesima e ultima puntata della quarta stagione per ringraziare tutti quelli che mi hanno ascoltato, sia occasionalmente, magari sfogliando una puntata. È Federico Grom, imprenditore e cofondatore dell'omonima catena di gelaterie. Federico condivide con noi la sua esperienza imprenditoriale, discutendo delle sue emozioni, del rischio e dei valori che lo hanno guidato nel suo percorso di crescita fino poi alla vendita a Unilever.

Speaker 3:

I trucchi del mestiere di questo episodio sono sei più delle tue emozioni, vecchi valori e nuovi valori. E agisci come se Con Davide Burchiellaro, fondatore di TheMillennialit, il magazine di intelligence generazionale. Chellaro, fondatore di TheMillennialit, il magazine di intelligence generazionale. Discutiamo questa volta di stili contemporanei di leadership, da quella trasformativa a quella gentile, comprese le implicazioni nel contesto del lavoro, oggi come oggi, di un documentario su Brian Eno, che usa l'intelligenza artificiale per creare 52 milioni di versioni diverse, offrendo un'esperienza unica per ogni spettatore. Le ricerche scientifiche che citeremo in questa puntata trattano i temi di gentilezza, atti di gentilezza per il benessere psicologico, mentolo nel trattamento dell'Alzheimer e concentrarsi sul verde in città, che diminuisce l'ansia e fa davvero bene. Cominciamo Il caso, catena di gelaterie un sogno, una realtà che in questo momento ha un po' più di 20 anni e che poi è stata venduta a Unilever un po' meno di dieci anni fa. Federico, intanto, grazie per essere con noi e benvenuto.

Speaker 2:

Grazie a voi e buongiorno a tutti. Benvenuti a voi.

Speaker 3:

Visto che ti do del, tu sei un grande imprenditore. mi interessa capire quali sono le emozioni fondamentali dell'imprenditore. C'è un imprenditore che, per definizione, ha a che fare con qualcosa che non esiste ancora e che esisterà se tutto va bene? Si cimenta più con l'ansia, oppure è per forza un ottimista e non ha mai momenti di cedimento?

Speaker 2:

mai momenti di cedimento. Innanzitutto, grazie per la definizione grande imprenditore. Non mi sento tale. Spero di essere un giorno ricordato come un grande papà, che è una sfida che sento molto di più. L'imprenditore, secondo me, deve avere un livello di emozioni il più basso possibile, è un livello di emotività il più basso possibile. Provare ansia talvolta capita, ma deve succedere rarissimamente, perché se no si vive male. E per fare l'infermierito bisogna vivere bene questa avventura, come tutte le altre avventure che viviamo Avere emozioni positive, avere senso del rischio, ma disprezzo anche del rischio allo stesso momento. Quindi, poca ansia e tanto ottimismo, questo credo sia una buona ricetta.

Speaker 3:

Ed è una caratteristica di base, cioè per intenderci, o uno funziona così o non ci si può cimentare, oppure c'è anche un modo per regolarsi, per imparare a pensare in maniera lucida, senza concedere troppo spazio all'ansia.

Speaker 2:

È difficile generalizzare, nel senso che non sono un esperto della materia come potete essere voi, ma secondo me uno ci nasce. Uno nasce con un approccio all'emotività più basso rispetto allo standard, ma soprattutto uno nasce con un disprezzo del rischio o, se vogliamo, una misura del rischio che è diversa rispetto alla norma. Per fare gli imprenditori, ovviamente bisogna rischiare tutti i giorni. Nel mio caso è stato un rischio elevato, anno dopo anno, ma ho avuto una fortuna enorme. Non avevo nulla da perdere, venendo da una famiglia normale non voglio dire povera, ma normale, semplice. Avere la possibilità di rischiare tutto quando uno non ha nulla da perdere è molto più semplice che rischiare tutto quando uno ha tanto da perdere. e questo sicuramente mi ha aiutato. Però, certa, la propensione al rischio era mia propria fin da bambino. Sempre è stato un rischio misurato. Ecco, l'imprenditore probabilmente deve misurare il rischio prima di correrlo e poi avere la temerarietà di correrlo comunque, quale che sia il rischio potenziale.

Speaker 3:

Ecco un processo. Processo tipico delle start-up se funzionano bene, come capita purtroppo in una percentuale addirittura inferiore al 10% rispetto al totale delle start-up è che la start-up parte, ovviamente si moltiplica, diventa scalabile, magari grazie all'abilità diretta di chi la fa funzionare e al prodotto, oppure grazie anche a investimenti, a incubatori, eccetera, eccetera, e poi, quando diventa un pochino, come tu dicevi, papà, prima il papà che vede un figlio partire per un'altra dimensione, per un'altra avventura, e in quel momento lì, al di là della soddisfazione della vendita, naturalmente, ma non si prova un po' tristezza anche?

Speaker 2:

Una domanda amplissima. Provo ad analizzarla passo passo Allora. Innanzitutto, una startup non può essere definita di successo, secondo me, quando diventa grande o è scalabile, ma quando dà serenità e felicità a chi la crea. Una startup è di successo anche se è piccolissima, se chi la crea è soddisfatto di quello che sta facendo e della vita che procede nel modo in cui desiderava. Quindi questa per me è una startup di successo. Una startup, secondo me, o comunque un'impresa, deve essere avviata non con l'obiettivo di uscirne, non con l'obiettivo di venderla, ma con l'obiettivo di cambiare la propria vita delle persone vicine all'imprenditore, ma anche di cambiare in qualche modo la vita dei propri clienti, pochi o tanti che siano. E questo credo sia fondamentale, cioè ogni impresa deve avere una missione, piccolo grande che sia. Quando un'impresa ha una missione, la raggiunge e fa raggiungere all'imprenditore la propria famiglia, la serenità, quella è un'impresa di successo, anche se conta un solo dipendente l'imprenditore stesso. Quando invece parliamo di imprese che crescono, nella maggior parte dei casi per una combinazione di fortuna, sicuramente, e tanto lavoro, indubbiamente non credo ci siano capacità specifiche, se non l'attitudine alla determinazione a lavorare oltre ogni misura immaginabile allora a quel punto, pur avendo pensato l'impresa per l'eternità, e quindi per i propri figli e per i propri nipoti. Può accadere, come è successo a me, di ricevere alla porta qualcuno interessato ad acquistare l'attività, in realtà di ricevere molte più richieste prima dell'ultima che è stata accettata. Ed è stata accettata quella che dava e continuava a dare eternità al proprio sogno, al mio sogno, al sogno di Guido perché la mia un'impresa condivisa con un amico fraterno, guido Martinetti.

Speaker 2:

Quando abbiamo trovato sulla nostra strada qualcuno che dava soddisfazione all'idea di eternità per noi, ma soprattutto per i nostri collaboratori, allora lì ci siamo seduti, abbiamo incominciato a ragionare a quella che potrebbe essere, a quella che poteva essere una seconda metà della nostra vita, un second half time. E quando lo fai in questo modo e lasci andare una tua creazione, lo fai senza rimpianti. Ecco, non ci devono essere mai rimpianti. Ci deve essere un po il dispiacere, ma nel momento in cui uno pensa già a una seconda parte della vita, e la prima è stata così soddisfacente da ogni punto di vista, o solo gioirne, può solo goderne e non avere nessun dispiacere.

Speaker 3:

Federico Grom, come persona invece che come imprenditore, con quale emozione si è trovata a fare i conti nei momenti un po' più di crisi? con ansia, con tristezza o con rabbia, che sono di solito le tre emozioni che ci disregolano di più.

Speaker 2:

Io ho la fortuna di avere un carattere posizionato sempre verso la parte alta dell'emotività, quindi sono tendenzialmente sempre ottimista, positivo e sorridente. Io ho la fortuna di avere abbastanza energia per distribuire questa positività alle persone che mi stanno vicino. Mi è capitato mai sostanzialmente di avere rabbia, non me la ricordo tristezza, nemmeno ansia. Qualche volta succede, quell'ansia positiva che mi porta a non dormire la notte e mentre sono sveglio provo a risolvere il problema che mi ha creato quell'ansia, cioè ho sempre l'attitudine positiva e l'ansia positiva che deve essere utilizzata per lavorare ancora di più è l'unico ingrediente che conosco per risolvere i problemi purtroppo non ne ho trovato un altro fino ad ora e dedicare delle ore e dei pensieri alla risoluzione.

Speaker 3:

Ecco, quando uno è così positivo e comunque centrato, da un lato diventa facilmente un trascinatore, dall'altro lato desta anche facilmente invidia. Capitato.

Speaker 2:

Purtroppo sì, è proprio dell'Italia. Questo mi dispiace molto. A me piace gioire dei successi, piccoli o grandi, altrui, in qualunque campo. Non ho mai provato invidia negativa, cosa che invece non c'è nei paesi anglosassoni del nord Europa, via dicendo. Io credo che sarebbe bello e giusto insegnare da una parte, l'etica del successo, ma anche la felicità per il successo altrui fin dalle prime classi elementari, elementari. Cambierebbe probabilmente l'approccio al lavoro, al successo, a un successo etico. Ecco, questo sicuramente sì, nel rispetto delle regole. Purtroppo spesso c'è un pensiero negativo. Devo dire che la cosa non mi preoccupa, ma mi preoccupa per chi prova quel sentimento, perché evidentemente sta vivendo una vita non così soddisfacente e non così felice.

Speaker 3:

Federico Grom, grazie moltissimo per essere stato con noi.

Speaker 2:

Grazie, grazie a voi. Sono molto felice di aver partecipato a questo incontro.

Speaker 3:

Un'ultima cosa come post-critum ma il gelato su quale tipologie di emozione funziona meglio per la tristezza o per calmarci?

Speaker 2:

meglio per la tristezza o per calmarci. Il gelato deve regalare un sorriso, quindi dona felicità, è un momento di piacere, un momento di godimento e io non lo vedo come un momento di compensazione. Cioè credo che sia giusto pensare al gelato per una gioia e non per regolare una tristezza. Quindi davvero all'assaggio deve regalare un sorriso ed è quello che ci insegnano i bambini. I bambini non hanno queste emozioni negative e all'assaggio di un gelato ti regalano un sorriso e la felicità grazie ancora grazie, grazie a voi trucchi del mestiere.

Speaker 3:

Eccoci al momento delle psicotecniche, dei giochetti, dei trucchi che ti possono servire per modificare il tuo comportamento, per cambiare relazione con la tua esperienza di vita interna, per gestire meglio i tuoi pensieri e le tue emozioni. Il primo esercizio di questa puntata si intitola Sei più delle tue emozioni. Il principio di questa puntata si intitola Sei più delle tue emozioni. Più che spiegartelo, vorrei che tu riflettessi su alcune domande specifiche che adesso vado a porti perché vorrei che, ponendotele io, te le ponessi tu. La prima è sono io il contenuto delle mie sensazioni fisiche o sono io che osservo le mie sensazioni fisiche? La seconda sono io il contenuto dei miei pensieri o sono io che osservo i miei pensieri? La terza sono io il contenuto delle mie emozioni o sono io che riesco a osservare le mie emozioni? e infine, sono io il contenuto dei miei impulsi ad agire o sono io che osservo i miei impulsi ad agire?

Speaker 3:

Ecco, considera che tutti noi, se siamo vivi, sperimentiamo di continuo sensazioni fisiche, cioè quello che senti nel corpo. Pensieri, cioè le frasi o le immagini che attraversano la tua mente. Emozioni, quello che provi, e impulsi ad agire, cioè quello che ti verrebbe automatico fare quando pensi quelle cose e provi quelle cose. Ma tu non sei ciò che pensi e ciò che provi. Tu sei chi si rende conto di ciò che passa nella tua mente. Quindi sei immediatamente di più del contenuto, perché nessuna scatola di cioccolatini è più piccola o fa parte del cioccolatino stesso, e quindi sei anche più della somma di tutti i tuoi contenuti.

Speaker 3:

Il secondo esercizio di questa puntata si intitola vecchi valori e nuovi valori. A volte puoi rimanere inconsapevolmente aggrappato a valori vecchi, non aggiornati, cosa significa Che magari ci sono delle fasi della vita in cui per te contano alcune cose, contano alcune direzioni. Poi però magari quello che conta davvero per te cambia cambia col tempo, cambia con l'esperienza, cambia perché capisci delle cose che prima non capivi, o cambia perché cambiano i gusti, o cambia perché cambiano le persone che frequenti, o cambia perché cambiano gli ambienti. Cambia tutto. E che cosa succede se rimani agganciato ai vecchi valori e che segui delle direzioni che non sono più in linea con ciò che conta davvero per te? puoi provare quello che ti spiego adesso fai un elenco delle qualità e degli attributi che contano o che contavano per te, in famiglia, per le persone che ti sono più care, nella tua stessa cultura di riferimento. Quindi hai un primo elenco di qualità e di attributi, come dire, di provenienza, no, quello che hai imparato, che contasse, dalla tua famiglia, quello che hai imparato dai tuoi amici più cari, quello che hai imparato dalla tua cultura di riferimento. Che ne so dalla tua comunità, dalla tua città, dal tuo paese, dalla tua religione, dalla tua credo politico, adesso.

Speaker 3:

Fai un elenco di tutti i valori che ti stanno a cuore ora. Fai un elenco di tutti i valori che ti stanno a cuore ora, in questo momento, nella fase attuale della tua vita. Osservi il tuo momento di vita e ti chiedi in che modo c'è qualcosa che conta per me adesso, in che direzione voglio andare, cosa esprime un mio bisogno, cosa mi fa sentire realizzato, cosa conta davvero per me? E poi rimani lì a osservare, perché in questo momento avrai due elenchi in mano. Un primo elenco è quello dei valori di riferimento da cui ti sei espresso inizialmente, per cui da cui sei fiorito, da cui arrivi, e l'altro è invece l'elenco dei valori di adesso. Di male nel fatto che siano uguali o diversi, è semplicemente una considerazione del fatto che possono essere uguali o, più probabilmente, possono anche essere un po cambiati.

Speaker 3:

È questo che mi interessa che tu noti in che modo i valori di adesso sono simili ai tuoi vecchi valori e in che modo i tuoi valori di adesso sono differenti dai tuoi vecchi valori. Ecco, tutto questo ci serve per atterrare su un'ultima domanda per questo esercizio Cosa cambierebbe nella tua vita, oggi come oggi, se lasciassi andare i vecchi valori? Che cosa cambierebbe? che differenza ci sarebbe? ultimo esercizio di questa puntata si intitola agisci come se. Il come se è un gioco fantastico, anche quando sei bambino. No, perché ti serve a provare a immedesimarti in qualcuno in È la base dell'esercizio attorale Faccio come se.

Speaker 3:

È una sperimentazione. Naturalmente il suo fronte positivo è che ti permette di fare o di provare cose che automaticamente non ti verrebbero. Il suo fronte negativo, se ne vogliamo trovare uno, è la possibilità che abituarsi a fare o provare cose in una maniera diversa da quella che ti viene spontanea ti faccia diventare poco autentico. Ma naturalmente l'obiettivo di questo esercizio è un obiettivo positivo e piacevole per te. Allora vorrei che tu immaginassi di non aver paura e ti chiedessi quello che sto per dirti Quali sono le tre cose che sceglierei di fare in maniera differente nella mia vita se non avessi paura di nulla? Quali sono le tre cose che sceglierei di fare in modo differente nella mia vita se non avessi paura?

Speaker 2:

di nulla.

Speaker 3:

Scrivi le tue risposte senza avere paura delle risposte e poi rifletti se agire su una di queste tre cose potrebbe portarti più avanti nella direzione dei tuoi valori. Se è così, cioè se l'impressione che fare una di quelle tre cose cioè le tre cose che sceglieresti di fare se non avessi paura di nulla, se fanno di queste tre cose ti può mandare avanti, far procedere, far evolvere lungo la direzione dei tuoi valori, allora proponiti tra te e te, almeno una piccola azione basata su quegli stessi valori, in modo tale che tu possa fare quell'azione piccola per avvicinarti a quello che conta davvero per te. Pertanto, ipotesi numero uno non abbiamo paura di niente. Numero due domanda quali sono tre cose che vorremmo fare se non avessimo davvero paura di niente? bene, e allora provo a osservare se fare una di queste tre cose potrebbe avvicinarti o condurti di più lungo la strada dei tuoi veri valori, cioè di ciò che conta per te. Se vedi che è così, allora fai nel concreto, nel reale, nel quotidiano, una piccola azione che comunque è in linea con quei valori.

Speaker 3:

Poi, se ti viene una delle famose tre azioni, bene, perché vuol dire che hai sfidato la tua paura, ma se è comunque un'azione che va nella stessa direzione in termini di valori. Vuol dire che hai fatto un passo nella direzione giusta. Per te Diamo nuovamente il benvenuto a Davide Burchiellaro, fondatore di The Millennialit, il magazine di intelligence generazionale. Davide, ben ritrovato.

Speaker 4:

Ben ritrovati a tutti voi.

Speaker 3:

La leadership, uno dei temi più in voga da sempre, se non altro dagli anni 80 in poi, quando si parla di lavoro, di aziende, di uffici e anche di temi sociologicamente rilevanti. In questo momento, come funziona? Come va di moda Dopo la pandemia, ormai alle spalle, quasi dimenticata come se appartenesse alle esistenze di altri e in un periodo di intelligenza artificiale e in un momento in cui le generazioni si danno il cambio, che cosa fa un leader che funziona o cosa sembra che debba fare? essere autoritario, essere autorevole, essere bravo, bravissimo, essere empatico, andare nella direzione di migliorare la qualità della vita, essere veramente green washed, avere un'attenzione per il sociale pazzesca? insomma, andiamo verso la comunicazione del buono o la comunicazione del polso, praticamente hai già detto tutto, quindi ci possiamo salutare.

Speaker 4:

Però è vero, hai fatto una sintesi, un elenco che tiene dentro un po' tutto, in realtà, quello che è successo dopo la pandemia con dosi massicce di retorica ci siamo riusciti addosso sul fatto che bisogna essere più buoni, meno buoni, eccetera. In realtà mi sembra che siamo, però questo non è il parere del sociologo, comunque mi sembra che stiamo diventando invece tutti più cattivi, più competitivi. Detto questo, però, la l'attenzione è sulla leadership, perché la leadership si sta un po' smarcando, oppure si vuole comunicare che la leadership debba essere smarcata dal concetto di successo personale, di carriera estrema, per un qualcosa di giapponese, una sorta di Kaizen rivisitato, qualcosa che sia etico, sia porti a una maggiore collaborazione, empatia tra le persone. Questo è un po' il mondo dei sogni, a mio modo di vedere, ma viene teorizzato in maniera molto forte sia negli Stati Uniti che nel mondo anglosassone, dove su questo c'è molta più riflessione che da noi e la crescita personale si incentra sempre su questi temi.

Speaker 4:

Ovviamente stiamo parlando dei temi. Ognuno ha una sua visione. Ogni esperto di crescita personale, che insomma è una specie di nuovo tipo di guru, ha una sua visione. Quindi c'è chi parla di leadership trasformativa, che dovrebbe essere una forma di trasformazione delle sensazioni, della realtà negativa, che magari arriva in un'azienda e quindi mette in atto tutta una serie di atteggiamenti, azioni, iniziative, team building e quant'altro per far sì che le persone trasformino il momento negativo in un momento positivo. Poi c'è la leadership gentile.

Speaker 4:

La leadership gentile è quella invece di persone che non sbattono il pugno sul tavolo, che quindi dialogiche, che cercano di comprendere, di creare empatia, eccetera, eccetera. E poi c'è la leadership cosiddetta che si fonda sui, sui famosi legami deboli, quindi andando a valorizzare qual è la forza della socialità rispetto ai social network, c'è sempre più sismo, solitudine. La leadership che punta sui legami deboli è una leadership che ti fa valorizzare momenti alla macchinetta del caffè, come quindi di socializzazione positiva e collaborazione. Ti fa valorizzare come quando esci andare a bere l'aperitivo con i colleghi al bar, eccetera, eccetera. Quindi, come vedi, abbiamo, come dire, una sorta di rivisitazione, il concetto stesso di soft skill che entrano nel manuale di studio per chi vuole essere leader. Forse in Italia questo riguarda più magari le grandi aziende e quindi non lo sentiamo ancora tanto però è da un po' che se ne parla, quindi lo stile di leadership è sotto osservazione no-transcript di occuparsi di questo trend.

Speaker 3:

Quindi, o tu assumi un contegno di netta come dire autorità e come dire pieghi le creste, le ali, le orecchie, anche i bar gigli di tutti questi tentativi, oppure bisogna negoziare.

Speaker 4:

Probabilmente negozi attraverso favori, facilities, welfare, benessere e con una modalità che un po e colpo al, un po' è colpo alla botte concordo pienamente prima di salutarti tu che leadership hai io ho una leadership smandrappata, credo molto nell'improvvisazione, il che a me mi porta dei risultati positivi da una parte e negativi dall'altra e invece, come lavoratore, come ti trovi rispetto ai vari stili?

Speaker 4:

per quello che hai potuto vedere negli ultimi periodi, Mi sono preso molto più a cuore io, in passato, nel mio ruolo di leader, di passare delle nozioni, di passare dei concetti, dei insegnamenti, di quanto lo si faccia oggi. Oggi è un po' lo vediamo anche abbiamo ceduto molto alla cultura del lavoro temporaneo, per cui sulle persone non si fanno progetti. Quindi tu hai delle persone da gestire, puoi essere bravissimo a gestirle, però si tende a non guardare al loro futuro e a non seguire questa crescita, cosa che a me è capitato e alcune persone sono capitate sotto di me. Alcune ce l'hanno fatta, altre no, ma solo esclusivamente perché il livello di consapevolezza deriva anche da quanto tu sai insegnare. Quindi sono forse tornando seri? sono per una leadership collaborativa, ma soprattutto che guardi alla crescita. Davide Burchiellaro.

Speaker 3:

TheBillennialit. Grazie ancora per essere stato con noi futuro prossimo e, come sempre, a questo punto siamo in compagnia di Gianluca Ricci, autore di di FuturoProssimoit. Ancora una volta, benvenuto, gianluca.

Speaker 1:

Ciao, alessandro.

Speaker 3:

Allora immaginiamo per un attimo quei vecchi libri che avevano quella cosa molto romantica, molto divertente e, quando furono creati, anche molto avveniristica del multifinale. Tu praticamente ti trovavi a dei bivi e potevi rispondere in un modo o nell'altro, facendo andare avanti l'azione del libro a seconda della pagina dalla quale poi ripartivi. In alcuni casi, addirittura, alcuni libri potevano essere letti da un lato per avere un tipo di finale o dall'altro lato per avere un altro tipo di finale. Questo era il mondo analogico. Oggi siamo nel mondo digitale e al cospetto della realtà virtuale e dell'intelligenza artificiale, che ormai ci ha anche abituato al famoso termine generativo, che è quella roba lì che c'è una casa nella foto. Gli chiedi una mucca e lui ti toglie la casa e ti mette una mucca. Allora l'idea è che cosa possiamo immaginare che succeda se prendiamo un film, anzi un documentario, e gli diciamo che tipo di finale vogliamo? ecco, è già una cosa reale giusto, giustissimo.

Speaker 1:

Intanto mi hai sbloccato un ricordo, come si dice in gergo, perché questa cosa del libro gioco e nel mio cuore ne avevo tantissimi e ora tornerò a prenderne qualcuno dopo la tua descrizione, anche perché il confronto con questi nuovi scenari è un po degradante, almeno dal mio punto di vista. È una tecnologia decisamente più materiale, più muscolare, quella dell'intelligenza artificiale generativa applicata al cinema. E lo ha fatto per la precisione il regista Gary Astwit con questo documentario che si chiama Ino, dedicato a Brian Ino, all'icona musicale famosissima. È un documentario che non avrà due, tre o quattro finali, ma avrà un numero di finali che è difficile anche quantificare. O meglio, lui lo ha fatto, ma tu riusciresti ad immaginare 52 quintillioni di versioni diverse, una infinità, una diversa per ogni spettatore presente e futuro.

Speaker 1:

È un documentario generativo che è pronto ad offrire un ritratto sempre diverso della figura di un genio musicale come quello di Brian Eno. L'idea del regista è quella di usare l'intelligenza artificiale per rimescolare scene, interviste, materiali di archivio in un flusso che ogni volta è inedito. In tutte queste versioni Nessuno spettatore vedrà mai lo stesso documentario, a meno che non si trovi nella stessa stanza con qualcun altro. C'è una prospettiva, questa, che fa venire le vertigini.

Speaker 3:

Sì, e soprattutto ci sono diversi pro e contro. Per esempio, non puoi spoilerare nulla, oppure non puoi neanche parlare della stessa esperienza. Al massimo possiamo confrontarci sapendo che abbiamo visto lo stesso prodotto, ma che allo stesso tempo ne abbiamo visti due diversi no-transcript.

Speaker 1:

Il regista, come per altri schemi di intelligenza generativa, ha raccontato di aver imposto in qualche modo qualche paletto all'algoritmo, quindi di aver lasciato comunque inalterata la descrizione della figura, che è una figura storica. Difficile, insomma, ritrovarsi di fronte a un documentario che definisce Brian Eno come un generale di aviazione. Però resta sempre un musicista. Ma il rimescolamento però fa sì che, davanti a un numero così sconfinato di versioni, ci si chieda ancora se avrà senso in futuro parlare di visione registrica. Chi è il regista vero di questo documentario? Quello che si limita ad inserire qualche dato giusto e lascia fare all'intelligenza artificiale? o la stessa intelligenza artificiale?

Speaker 3:

che comunque mi sembra di capire che in questo caso sia generativa per il montaggio, perché le parti diciamo documentali e i filmati li ha fatti il regista. Allora il dubbio finale è speriamo che le cose fatte da regista siano fatte bene, perché possono anche essere n quintilioni le combinazioni, ma se poi il girato fa schifo?

Speaker 1:

questo mi ricorda il dialogo sul multiverso. In quanti mondi questo documentario è bello? In nessuno dei mondi se è girato male.

Speaker 3:

Questa è la logica esatto, gianluca Riccio, futuro prossimoit.

Speaker 3:

Grazie per essere stato con noi grazie a te una nuova ricerca mostra che gli atti di gentilezza Grazie a te di studenti universitari del primo anno per sei settimane. Questo team di ricercatori ha dimostrato che impegnarsi in atti di gentilezza può migliorare il benessere psicologico, in particolare durante i momenti di stress. Un odore particolare può giocare un ruolo importante nel trattamento dell'Alzheimer. C'è una ricerca che suggerisce che inalare mentolo migliora la capacità cognitiva nei topi affetti da alzheimer, regolando il sistema immunitario e riducendo l'infiammazione cerebrale, e quindi c'è questa potenziale nuova strada per il trattamento di questa malattia debilitante. Immaginiamoci se ci fossero dei vantaggi anche semplicemente a sniffare mentolo nelle persone affette e malate di alzheimer. Concentrarsi sul verde quando cammini in città ha effetti benefici sulla salute mentale. Se porti la tua attenzione sugli elementi naturali durante le passeggiate urbane, questo riduce in modo significativo l'ansia e aumenta il senso di ristoro, evidenziando i benefici per la salute mentale del coinvolgimento del verde negli ambienti urbani.