
Relief: il podcast.
Relief è il primo servizio di sollievo psicologico rapido dedicato alle emergenze emotive e al benessere quotidiano. Ha sede a Milano e funziona dal vivo in metropolitana (MM5, fermata Isola) e on line su www.reliefpsicologico.it.
Questo podcast racchiude storie di persone, consigli psicologici pratici e tecnici per affrontare meglio la vita di tutti i giorni, letteratura scientifica, consigli di lettura e buone notizie.
Conduce Alessandro Calderoni, psicologo e psicoterapeuta, ideatore del servizio, già voce a RMC e Virgin Radio.
Relief: il podcast.
#4-13 Dal Caos alla Serenità - Ospite: Paolo Brosio
Cosa succederebbe se una fede religiosa potesse trasformare completamente la tua vita? E che rapporto c'è tra salute mentale e spiritualità? In questa puntata (come sempre laica e scientifica), Alessandro Calderoni intervista con curiosità Paolo Brosio, giornalista tv e imprenditore, che racconta la sua carriera di successo e il periodo di sbandamento emotivo che ha vissuto anni fa, caratterizzato da vita sregolata e disavventure, fino al momento in cui - al culmine del caos - la fede gli ha permesso di ritrovare serenità e riorganizzare la propria esistenza.
I trucchi del mestiere di questa puntata sono:
· L'Osservatore: allenare la propria capacità di osservare le emozioni e reazioni senza agire impulsivamente. Dare un nome a questa parte di se stessi che osserva senza giudicare.
· Momenti dolorosi come cancelli d'accesso: elencare situazioni dolorose e identificare quali esigenze sono state minacciate, poi scrivere due valori emersi da ogni situazione dolorosa.
· Punti di Controllo: impostare una sveglia cinque volte al giorno per ritagliarsi un momento per riflettere su ciò che si sta facendo. Verificare se le proprie azioni sono in linea con i propri valori.
Con Davide Burchiellaro, founder di Themillennial.it , si discute di come la generazione Z viva i diritti come individuali piuttosto che collettivi e di come si negozino le regole stabilite.
Con Gianluca Riccio, autore di Futuroprossimo.it, parliamo dell’applicazione chiamata "Future You" del MIT, che permette di chattare con una versione futura e invecchiata di sé stessi. Questo strumento potrebbe aiutare a riflettere sul proprio percorso di vita e prendere decisioni più consapevoli.
Approfondiamo infine alcune ricerche scientifiche che trattano di impatto dei cannabinoidi durante la gravidanza, influenza degli algoritmi dei social media sulla solitudine, e sincronizzazione delle onde cerebrali nei gruppi.
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il podcast psicologia pratica e gestione delle emozioni con i trucchi, le interviste e i racconti di alessandro calderoni ma ritrovati in questa nuova puntata di relief, il podcast collegato all'omonimo servizio di sollievo psicologico rapido che ha sede fisicamente a milano, in metropolitana, linea lilla, fermata isola, oppure per tutti online a partire da wwwreliefitaliait. In questa puntata l'intervista è a Paolo Brosio, noto giornalista televisivo e anche imprenditore, che ci racconta un po' la sua carriera di successo e il periodo di sbandamento emotivo che ha vissuto qualche anno fa, caratterizzato da vita sregolata e disavventure, fino al momento in cui, al culmine di quel caos, la fede religiosa gli ha permesso di ritrovare serenità e riorganizzare la sua vita. I trucchi del mestiere, cioè le tecniche di autoregolazione di questa puntata sono l'osservatore, momenti dolorosi come cancelli d'accesso e punti di controllo nel senso di checkpoint, e poi gli ospiti fissi. Con Davide Burchiellaro, il founder di TheMillennialit magazine di intelligence generazionale, discutiamo di come la generazione Z veda i diritti come individuali piuttosto che collettivi e di come si negozino le regole stabilite. E con Gianluca Riccio, che invece è l'autore di FuturoProssimoit, parliamo dell'applicazione chiamata FutureU dell'MIT, che permette di chattare con una versione futura e invecchiata di noi stessi, rappresentando uno strumento che potrebbe aiutarci a riflettere sul nostro percorso di vita e magari a prendere decisioni più consapevoli.
Speaker 2:Infine, le ricerche scientifiche che citeremo in questa puntata trattano questi temi esposizione prenatale a cannabinoidi, algoritmi dei social media e solitudine, e accordo di gruppo e sincronizzazione delle onde cerebrali. Cominciamo. Gruppo e sincronizzazione delle onde cerebrali. Cominciamo Il caso Ospite di questa puntata, paolo Brosio. Ciao, paolo, e benvenuto.
Speaker 3:Buonasera a tutti voi. Ciao a tutti.
Speaker 2:Ci occupiamo qui di regolazione emotiva e quindi di momenti della vita in cui abbiamo provato emozioni forti e in qualche modo abbiamo dovuto averci a che fare, o regolandole o disregolandoci. Tutto il grande pubblico che ti conosce, soprattutto magari i non giovanissimi, ti hanno visto con una parabola di carriera come giornalista televisivo. Poi, all'apice di questa carriera, a un certo punto in qualche modo ti sei disregolato e sei rientrato in carreggiata attraverso una regolazione molto particolare che Il mio percorso nella vita aveva delle lacune nel mio cuore che poi ho scoperto dopo ed ero basato molto su me stesso e sui risultati che ho ottenuto.
Speaker 3:In effetti, ho ottenuto partendo da zero, senza conoscere nessuno, perché nella mia famiglia non c'è nessuno. Mio padre era un professore universitario, non aveva mai avuto a che fare con la comunicazione, con il giornalismo, mia mamma si occupava di arredamento, architettura. Quindi mi sono scavato una strada da solo e dopo, quando raggiungi i risultati, a volte subentra un po' quell'autostima talmente forte che finisce per sconfinare magari un po' nel non ti dico l'arrogante. Non sono mai stato io per caro e per l'amor di Dio, ho sempre aiutato tutti, sono sempre stato uno molto da bosco e da riviera, ecco come si dice. Però ecco, a volte l'autostima diventa un po' eccessiva e pensi di essere già, di essere magari molto forte. Un fenomeno no-transcript. Una persona cambia anche in meglio, anche se soffre.
Speaker 2:Certo bisogna, nel momento della sofferenza, avere una roccia a cui appoggiarti le battoste che ti hanno fatto più male sono battoste di carattere amoroso oppure parliamo proprio di quando avevi assunto una vita abbastanza sregolata?
Speaker 3:quando facevo Domenica In, per fare un caso concreto ed ero passato da Mediaset alla RAI, quindi con un percorso importante, perché già a Mediaset ho fatto tutti i telegiornali come inviato su tutte le vicende più importanti, sia di politica estera. Con le prima ho seguito l'Iraq, prima in redazione, poi fuori come inviato, poi l'ex Yugoslavia, poi Mani Pulite, poi i casi più difficili, come la Moby Prince, sequestri di persona, dranghe, tacamorra, tutte queste cose. Poi a un certo punto viene fuori che improvvisamente ti manca il padre di colpo, mentre io mi ero sposato già una volta, era saltato il matrimonio. Quindi c'era già stata una sofferenza di cuore, non mia, perché mi sono separato. Ho lasciato la casa che avevo comprato, sono andato a finire a Milano 2, a Palazzo Ticini, a vivere al Jolly, sopra praticamente lo studio di Emilio Fede, cioè sopra la redazione.
Speaker 3:Vivevo proprio tipo i vigili del fuoco, mi calavo giù con una barra e la mia vita era il lavoro. Però io ero pronto a partire nel giro di 3-4 ore. Io le valigie le le ho mai fatte, le lavavo la roba ovviamente, però la ripiegavo e la rimettevo a posto, pronto a partire In questa vita. Qui mi hanno fatto sacrificare la famiglia, quindi la prima moglie è saltata, così Poi mi sono separato pochi mesi dopo il matrimonio, neanche un anno, e sono andato appunto a vivere lì a Milano 2 per raggiungere mia moglie.
Speaker 3:Mi avevo fatto un provino, mi avevano subito preso durante la guerra del Golfo ed ero partito. Non stavo mai fermo, ero sempre sull'aereo, aerei, treni, macchine. Mi spostavo in situazioni anche di critiche. Poi, quando nel secondo saltato per il matrimonio ne è arrivato un altro e contemporaneamente è morto mio padre, è entrato in crisi questo matrimonio e è morto mio padre. E quando io ero a Gencolmento non facevo più domenica e facevo un altro programma Italia che vai con Vittorio Sgarbi a Parma è morto mio papà e io avevo spento il telefonino perché dovevo registrare. A mezzanotte apro il telefonino e trovo il messaggio che è morto mio papà e capisci che hai una ferita del cuore del matrimonio una ferita del cuore del matrimonio, cioè veramente vai alle corde.
Speaker 3:Poi in quel momento, diciamo in quegli anni, io avevo ero diventato molto amico di Flavio il brigatore e avevo un'idea, io, che lui aveva subito avvallato, che era quella del ciringuito. Io mi ero fissato, dopo mani pulite, di aprire un ciringuito, ma non nelle Baleari, o in Brasile, o nelle isole sperdute, che è un po' il sogno di tutti, ma proprio a casa mia, dove abitavo io, a Fortente, uno a Levante, per equilibrare la richiesta e apro questo Ciringuito che ho portato io al progetto. Me l'hanno copiato poi tutti, perché i Ciringuiti sono nati nelle Baleari, sono nati ai Viti, per mentere. Però farlo a Porto dei Marmi è stata una rivoluzione, successo pazzesco. Da lì nasce Twiga, poi dal Twiga nasce questa società con Marcello Riti. Quindi andava benissimo.
Speaker 3:Nella mia attività nuova imprenditoriale e come professionista della televisione e della comunicazione, nei programmi di rete, nei telegiornali, poi da tutte le parti, arrivo a un certo punto che muore mio papà e entra in crisi il secondo matrimonio. Arriva a un certo punto che muore mio papà e entra in crisi il secondo matrimonio. Io vado anche per colpa mia, perché ero un po' ragazzaccio, insomma, a quei tempi mi sento come perso e quindi comincio a dire mi sento sbandato, cerco rifugio, in qualche cosa capito nelle amicizie, nelle serate.
Speaker 2:E da lì Mi ricordo che infatti, anni fa, mi raccontasti di alcune serate particolarmente intense, orgastiche anche condite da sostanze, dove, a un certo punto, Quello è stata una infiorettatura del mio racconto, ma non è che vabbè ero con due ragazzi, ma non è che c'erano duemila persone. Ed era un po' condita persone, ed era un po' condita, ed era un po' condita anche da sostanza, non è che sto dicendo una cosa che era la trasgressione. Oggi no, no, ma non la dicevo per la trasgressione.
Speaker 3:Dicevo che a quel punto hai avuto una specie di epifania, se non ricordo male no, lì ho avuto come un rigetto di cercare rifugio per trovare serenità in cose che potevano essere ben discutibili, non per me che avevo un tipo di vita particolare, dedicata al lavoro, al divertimento, ma più che altro 20 ore al giorno lavoravo e poi, per fortuna, facevo sport, che mi ha salvato, perché anche lo sport è una bella ancora di salvezza. Però purtroppo devo dire che c'è stato quell'anno di sbandamento. Io l'ho confessato, l'ho scritto nel libro. Quindi ho provato tante alternative per dimenticare queste cose che nel matrimonio andava bene, la morte di mio padre. Poi, tra l'altro, ci fu un attentato al locale, al Twiga di un imprenditore che era geloso, invidioso, un casino, che poi l'hanno arrestato e ha bruciato il Twiga di notte, che però è stato visto, è stato arrestato.
Speaker 3:Quindi tutta una serie tormentata. Quando io poi ho capito, dopo ho seguito il consiglio di mia mamma che mi diceva stai sbandando, figlio mio, vai in Bosnia, vai a Medjugorje e lì troverai la pace nel cuore. E io dissi ma sai cos'è? mi sono andato un po' per esclusione. Mi è rimasto l'ultimo da provare, questo rifugio nella spiritualità, nella fede. Cioè è stato proprio un percorso con questo angelo custode che era mia mamma, che mi trascinava tutti i santi del paradiso addosso.
Speaker 3:E psicoterapia mai Ma io non ci ho mai pensato, francamente, anche se io ho molta fiducia nella scienza e penso che la scienza sia un grande dono di Dio. però in quel caso, siccome non avevo una patologia, diciamo fisica, Ti chiedo però una cosa più tecnica.
Speaker 2:Ci sono tre emozioni disturbanti di base, che sono la tristezza, la rabbia e l'ansia. Tra queste tre, qual è stata quella con cui ti sei confrontato maggiormente?
Speaker 3:Ma tutte e tre un vortice di emozioni negative che mi hanno portato all'angoscia. Capito Che però io non riuscivo a frenare questa angoscia. Quando sono arrivato là, ho sentito proprio un pianto irrestrenabile, come un qualcosa di dire che ho preso i miei pesi e li ho affidati al sacerdote che mi ha confessato che mi ha come scaricato come da questi pesi no-transcript mi aveva fatto del male, che mi aveva fatto soffrire, o io ho chiesto perdono, io per il mio comportamento, alla persona che avevo ferito.
Speaker 2:Sono contento che sia andata così per te. Peraltro, penso anche chi ci ascolta sappia molto bene che la fede non è facilmente riproducibile o ce l'hai o la scopri, o non ce l'hai. La fortuna degli interventi più, come dire, basati scientificamente e che sono riproducibili.
Speaker 3:Sicuramente trovare un bravo psicoterapeuta, oppure, per i casi più bravi di patologie mentali, neurologo, psichiatra, insomma, che ti aiutano a uscire da delle patologie o dalle emozioni forti o da delle situazioni drammatiche. È importantissimo però altrettanto iniziare un percorso di fede, secondo me, che a me mi ha dato una serenità incredibile e mi ha fatto uscire da tanti guai, perché ne ho combinato un po' in quell'anno. Lì ero proprio sbandato.
Speaker 2:Paolo Brosio, grazie mille per essere stato con noi e per la tua testimonianza, grazie per quello che fate Un abbraccio dei pensieri, degli impulsi ad agire e delle emozioni che provi e che rappresentano il contenuto costante della tua mente, di momento in momento, mentre vivi. C'è un te stesso che osserva queste stesse esperienze, cioè tu hai quelle esperienze interne che si muovono dentro di te come se fossero uno scenario, un acquario degli eventi mentali che continuamente si susseguono nella tua esperienza mentale del presente. Ma c'è anche una parte che può rendersene conto, una parte che osserva tutto ciò che avviene. Questo se osservante, questo io-osservatore, può notare le tue esperienze senza reagire, senza fare niente. Esattamente come se tu potessi guardare dalla finestra a qualcosa che accade senza per forza dover intervenire, sentirsi, come dire messo in gioco, senza sentirsi chiamato in causa. Avrebbe detto burke, parlando del bello sublime che è un po come stare a riva e vedere una nave che naufraga, provare tutte le emozioni relative, ma non fare niente. Stare a riva e osservare. Ecco il gi.
Speaker 2:L'esercizio consiste nel trovare un nome personale per questa parte di te stesso che esiste e che è molto importante che tu impari ad allenare. Puoi chiamarla proprio l'osservatore, puoi chiamarla il notabile o puoi chiamarla che ne so l'oltre, l'occhio, chiamalo come vuoi, magari la chiami anche rodolfo, che ne so carmelina, chiamalo qualche volta durante la giornata, cioè lo richiami proprio, lo desti, lo svegli, lo attivi per passare da una posizione reattiva, cioè dalla posizione in cui ti viene da adottare un comportamento impulsivo, automatico, sulla base di quello che provi, a una prospettiva, invece di osservazione di quello che accade nella tua vita. Attenzione, non confondere questa osservazione, che è un'osservazione accettante, no, è un po come se ci fosse un notaio dentro di te che mette un timbro o firma semplicemente su quello che c'è. Non confondere questa posizione con una posizione passiva non significa subire le cose, significa osservarle. Ecco, quindi, se tu passi da una posizione reattiva, faccio, reagisco, mi comporto impulsivamente, picchio, rispondo, scrivo, mangio a una posizione di osservazione dei tuoi contenuti. Questo passaggio è proprio un click di sblocco molto forte. È un momento che secondo me è particolarmente rilevante che tu noti, anche per notare come avviene.
Speaker 2:Il secondo esercizio è quello dedicato ai momenti dolorosi, considerati come cancelli d'accesso, momenti dolorosi, come veri e propri cancelli. È facile, infatti, quando proviamo dolore, pensare che quel dolore lì, qualunque ne sia la fonte, sia cattivo. No, perché non è desiderabile. Nessuno si augurerebbe di per sé un dolore, ma in realtà i momenti di dolore possono aiutarci a chiarire quello che conta davvero per noi e quindi, andare a osservare i momenti di dolore significa proprio osservare che cosa evidenziano di rilevante nella nostra vita. Allora, l'esercizio consiste nel fare un elenco di cinque situazioni dolorose che hai vissuto nella tua vita, che siano recenti o un pochino più antiche, magari per iniziare ad allenarti con l'esercizio.
Speaker 2:Scegli situazioni dolorose di un'intensità da 0 a 10, compresa tra 4 e 6, diciamo, non così basse che di fatto non abbiano nessun tipo di rilievo per te, ma nemmeno così sfidanti che ti turbino subito tantissimo. Per ciascuna di queste cinque situazioni vorrei che ti chiedessi quali dei miei interessi o quali dei miei desideri sono minacciati o non sono onorati o sono trascurati da questa situazione. Cioè, mentre soffro in quella situazione, lì, in quell'episodio lì di dolore, che cosa è stato calpestato di me. E poi scrivi almeno due valori che sono stati evidenziati da quell'esperienza di dolore. Ipotizziamo che sia stata un'esperienza, notando e ricordando la quale ti accorgi di aver perso completamente la libertà, e potresti segnare proprio libertà come tuo valore, perché ti sei accorto che quell'esperienza hai sofferto a causa del fatto che ti veniva negata.
Speaker 2:Così, una volta che ti sei allenato, quel passato, quello che mi interessa che tu faccia è che la prossima volta che ti trovi in un momento doloroso perché, vorrei dirtelo, forse te ne sei già accorto le curve arrivano di continuo e non ci sono nemmeno i segnali stradali, spesso, che ti indicano che stanno per arrivare. Quindi, la prossima volta che ti trovi in un momento di dolore, cerca di rallentare e identifica i valori che vengono evidenziati da quel dolore, invece di fare di tutto per scrollartelo di dosso o per combatterlo, cosa che di fatto molto spesso non sortisce l'effetto che vorresti e anzi peggiora la condizione di dolore. Il terzo esercizio di questa puntata si intitola punti di controllo, checkpoints. Imposta una sveglia, un timer, cinque volte nel corso della giornata per ricordarti di fare una pausa e notare quello che stai facendo. Notarlo davvero, non farlo e basta in automatico, come se fossi mosso da una sorta di robot che ti fa vivere in maniera alienata, se le tue azioni che stai facendo in quel momento, lì che ne so, lavorare al pc, allenarti, farti la doccia o qualunque altra cosa sono in linea con quello che tu ritieni che sia davvero più importante per te nella tua vita.
Speaker 2:Questo controllo ti permette di andare a vedere un po' randomicamente, se durante la giornata veramente il tuo comportamento è in linea e nella direzione dei valori che per te contano.
Speaker 2:È un po' come dire che metti sul navigatore che vuoi andare a Roma e ogni tanto, durante la giornata, guardi se la direzione del tuo percorso è effettivamente verso Roma, perché molto spesso noi ci diamo delle direzioni, però poi ne prendiamo delle altre, o magari c'è una deviazione che ci piace, un casino, e poi ci dimentichiamo della direzione originaria o, ancora peggio, pensiamo che stiamo andando verso quella direzione e non è così. Tieni presente che il tuo comportamento può essere interno e invisibile per esempio rimuginare o rilassare il corpo oppure esterno e osservabile, quindi fare vere e proprie azioni nel tuo ambiente. Perciò, ogni volta che suona quella sveglia, scrivi quello che stai facendo di interno invisibile e di esterno osservabile, e quando ti accorgi che non stai facendo quello che conta di più per te, cerca di ricentrarti e di passare ad azioni che sono basate sui valori che contano per te. In quel momento millennial siamo con Davide Burchiellaro, founder di themillennialit, il magazine di intelligence generazionale.
Speaker 2:Davide, ben ritrovato ben ritrovati a tutti voi diritto di lavorare, diritto di lavorare poco, diritto di guadagnare molto, diritto di avere qualità della vita, diritto di poter avere molto tempo libero, diritto di fare quello che si desidera e che piace di più, ins Insomma, il termine diritto in generale, diritti nello specifico, sembra essere pervasivo, onnipresente nel lessico della generazione Z e comunque dei giovanissimi.
Speaker 4:Lo è perché questa generazione, la generazione Z, ha superato un po' quel narcisismo in parte rimasto, ma in parte il narcisismo della generazione Y, cioè dei millennial. Lo ha superato ed è andata un po' oltre, prendendo una serie di consapevolezze, però estranamente fatalmente. Il meccanismo che conduce alla consapevolezza di avere dei diritti è un meccanismo che segue un po' delle regole che ogni generazione si dà, in questo caso il diritto, per esempio, ad avere le ferie in un certo modo, non soltanto mettendosi d'accordo con gli altri, ma averle e basta. Ho assistito recentemente a un dibattito su questo. Quindi in qualche modo un diritto che però viene rivendicato ancora in una chiave molto personale, molto individuale, non come battaglia comune. Al solito si esce ancora una volta, come magari altre volte abbiamo notato, dal senso di comunità e che magari è il posto giusto per portare avanti delle battaglie di tipo ecologico, naturalistico, eccetera, anche anti inquinamento.
Speaker 2:In realtà, poi rimane una serie di diritti, una voglia di inventare anche alcuni diritti che non sono mai esistiti e forse non hanno nessuna valenza sociale e la matrice è di natura egoistica, cioè come riconoscere in realtà la propria specialità, la propria necessità di stare bene, anche a discapito del fatto che altri, per questa stessa scelta, possono non stare bene, o semplicemente fregandosene? è un pochino così, oppure è proprio una modalità di appropriazione collettiva che passa attraverso l'individuo?
Speaker 4:Ecco, io credo che principalmente sia la prima, anche se di questo abbiamo sempre accusato, tra virgolette, i millennial, che erano un pochino quelli del mi mi mi dell'io, al centro sempre, e gli altri che si arrangino. Ed è anche una delle principali chiave di accusa della generazione Z nei confronti dei millennia, cioè quella di essere sempre stati concentrati solo su se stessi. Eppure, relativamente a diritti, quando si parla di diritti c'è sempre una scintilla che si accende, quando sono diritti che vengono in qualche modo un po' etero, diretti, la cui comunicazione è gestita da altri. Questo spiega, per esempio, perché alcuni diritti, come i diritti delle donne, sono in qualche modo, come dire, analizzati, radiografati e addirittura ci sono nuovi galatei. La donna ha diritto di non essere guardata mentre gira, ma neanche per sbaglio Esatto, però nello stesso tempo, se una donna iraniana vuole andare a vedere una partita di calcio, non può.
Speaker 4:Però se tu fai questo ragionamento, a volte i ragazzi non lo capiscono, poi molti di loro invece sì. Questo ragionamento a volte i ragazzi non lo capiscono, poi molti di loro invece sì, però istintivamente è qualcosa che nasce da qualcun altro, che lancia un messaggio. Allora c'è questo diritto. Bene, andiamo fino in fondo su questi diritti e inventiamocene nuovi, sempre di nuovi. Ovviamente qui poi si intreccia il discorso con la cultura woke su chi ha diritto ad avere dei diritti e su chi invece non ce l'ha, o non ce l'ha per motivi vari o perché ha approfittato degli altri in altri momenti. Quindi ci sono mille temi, però il concetto rimane quello che esiste un diritto, esistono diritti che sono in qualche modo sensibili da una comunità, oppure non esistono più e cosa rispondi a, io credo che esistano ancora, ma che si stia perdendo un po il senso.
Speaker 4:La consapevolezza, cioè essere consapevole di se stesso, ritengo sia molto importante per rispettare se stesso, che vuol dire anche rispettare gli altri, ma nello stesso tempo poi il mio è un sguardo più sociologico, come sai. Quindi, nello stesso tempo però a volte questo fa partire un po' in quarta su argomenti che probabilmente non c'entrano niente coi diritti.
Speaker 2:A proposito di argomenti che noi abbiamo sempre connesso ai diritti per una questione di anzianitudine, perché ci facevano una testa, così qual era il vicino di casa obbligatorio, rispetto a parlare di diritto, ovviamente, parlare di dovere. Che cosa dai tu in cambio per avere questo? Ecco modalità di contrapeso, di controbilanciamento dei diritti coi doveri.
Speaker 4:Sembra completamente dissolta se in realtà c'è ancora, però è molto connessa con qualcosa che sia condiviso, cioè si disconnette un po dal concetto di autorità per cui va bene. Il dovere è quello che però io stesso individuo e mi impongo perché so che è giusto, non tanto quello che per cui c'è un capo, un leader che ti dice si fa così devi fare così si fa così, devi fare così, eccetera.
Speaker 4:C'è un malinteso. Forse c'è il senso di democrazia in tutti i rapporti, per cui anche nei rapporti lavorativi, dove il senso di rispetto delle regole è un po' variabile. delle regole è un po' variabile, è un po' che? sì, è vero. Però le regole si possono anche cambiare o comunque si possono non rispettare un atteggiamento che molti ragazzi di questa generazione più giovane hanno, che è quello, comunque, di rispondere a un dovere. Se il dovere chiede di fare questa cosa, tu comunque, se non altro, hai il diritto di chiedere perché e di mettere in discussione questo perché ok, quindi diciamo c'è una regola, ma è sempre negoziabile, in fin dei conti allora questo sarebbe anche naturale e credo sia stato alla base di tantissime, tantissime battaglie.
Speaker 4:No, cioè, però credo che sia parte di una crescita personale di alcune generazioni, come questa, che non riconosce tanto, come dicevi tu prima, l'anzianità, per esempio, o altre cose, per cui è un po' come se queste regole fossero percepite che arrivano dall'alto, ma da quale alto non sa. È comunque un alto che non richiede necessariamente che siano rispettate se non ti vanno bene. Questo, secondo me, si vedrà molto di più nei prossimi anni, perché lo si è visto molto nelle scuole, lo si sta vedendo adesso nelle università, al di là di come uno la può pensare, con le manifestazioni che ci sono, è come se ci fosse sempre comunque un dovere che qualcun altro ti ricorda e però deve essere sempre comunque relativo a un diritto che tu puoi rilindicare, anche quello di non obbedire a queste regole.
Speaker 2:Sostanzialmente, Davide Burchiellaro di Millennialit. Grazie per essere stato con noi grazie mille a voi e rieccoci in compagnia di Gianluca Riccia, autore di FuturoProssimoit.
Speaker 2:Ciao e benvenuto allora Future You. Siamo nell'ottica di pensarci come saremo tra 5, 10, 15, 20, 30 anni, a seconda dell'età di partenza. Siamo abituati, tutto sommato, a farlo sotto il profilo giocoso delle immagini, perché sono già anni che circolano applicazioni che permettono di invecchiare i nostri selfie per dare un'occhiatina come saremo da anziani. Ma un conto è vedere che faccia potremmo avere e un conto è sapere che cosa potremmo pensare e soprattutto, se siamo dei rimbecilliti a 20, 30 o 40 anni, quanto saremo più o meno rintronati a 70, 80? ed ecco che arriva la possibilità, invece, di considerare meravigliosamente, in modo quasi mitologico, ottimistico, sicuramente auspicabile, che siamo dei vecchi saggi, che siamo degli ioda, che magari parlano in maniera un pochino più composta, senza i perbati di qualunque tipo, e questo applicativo di fatto ci permette di sapere che cosa potremmo consigliarci o consigliare da anziani. Come funziona, gianluca?
Speaker 1:Io inizierei quasi con una domanda caro Alessandro, Se tu potessi chattare con il tuo te stesso del futuro, cosa gli chiederesti?
Speaker 2:Ma perché sei ancora lì, ma vattene?
Speaker 1:Mi hai anche anticipato la seconda domanda, che era cosa pensi che ti risponderebbe.
Speaker 2:Spero che non risponda e dica lasciatelo perdere lasciatelo perdere.
Speaker 1:Certo che sarebbe il colmo essere gostati da se stessi, sarebbe incredibile davvero. Comunque, il problema non si pone per i ricercatori dell'mit, perché con questo progetto che si chiama frutti giù, come giustamente anticipato, c'è un chatbot che permette di conversare con una versione più matura e saggia di noi stessi, basata sulle nostre aspirazioni e, naturalmente, sui nostri dati personali. I ricercatori dell'MIT ci tengono a dire che non si tratta di prevedere il futuro, ma si tratta di dotarsi di uno strumento potente per riflettere sul nostro percorso di vita e prendere in qualche modo decisioni più informate. Come funziona? Tu mi chiedevi Ok, invece di fantasticare su una sorta di macchina del tempo, si riempie un questionario dettagliato sulle nostre aspirazioni, sui nostri dati personali e, per realismo, si carica anche una nostra foto, che poi verrà naturalmente invecchiata. Ma quella è la parte più semplice, diciamo.
Speaker 1:Il chatbot a quel punto intrattiene con noi una conversazione dinamica per darci dei consigli basati sul nostro sentire. Più che altro è come guardarsi allo specchio e vedere riflessa, diciamo, una versione in qualche modo più consapevole di noi stessi. C'è un paper, uno studio fatto, che in questo momento è in fase di prestampa, che è nato da un test condotto su 344 volontari con risultati abbastanza promettenti. Potrebbe essere uno strumento efficace. Questo puoi dirmelo forse tu. Io sono ancora un po' scettico sulle capacità di un'intelligenza artificiale di promuovere il nostro cambiamento personale, ma forse potrebbe essere un bello stimolo a capire che accanto a noi può esserci qualcuno che ci può aiutare e che da soli non possiamo venirne fuori.
Speaker 2:In realtà in ipnosi si usa una fase tanto per parlare di una procedura clinica che usa l'immaginazione, una fase che è verso la fine della sessione ipnotica, che si chiama future pacing, cioè sostanzialmente la programmazione del futuro.
Speaker 2:E dopo aver fatto rilassare il paziente, averlo indotto in ipnosi, avergli fatto immaginare delle situazioni in cui aveva il problema che vorrebbe eliminare, il sintomo che vorrebbe eliminare oppure il comportamento che vorrebbe cambiare, e dopo avergli fatto vedere come modificare quel comportamento o come tollerare quel sintomo, lo si sposta poi nel futuro per fargli vedere un se stesso che non avrà più quel problema e che starà bene, e lo si mette in contatto proprio anche per agitare un attimino il neurone specchio con l'espressione e l'immagine che può pensare di quel se stesso futuro, in modo tale da generare anche proprio una reazione fisiologica al cospetto di quel benessere che già immaginato nel futuro non è malaccio.
Speaker 2:Ora, il paradosso, molto interessante, è che immaginare qualcosa che ci riguarda nel futuro nel dettaglio genera ovviamente un ricordo, perché quando tu immagini qualcosa, quell'immagine rimane tra i tuoi ricordi e quindi le previsioni, che sono a volte magari negative se sei ansioso, si trovano come competitor quel ricordo del futuro che suona meglio. Quindi, in quest'ottica, dopo questo pippone micidiale, penso che questo Future. You potrebbe aiutare a generare una visione di sé, magari consolatoria o rassicurante, sapendo che c'è qualcuno che ti aspetta là e che poi sei tu.
Speaker 1:È vero, perché poi alla fine, se ci rifletti, il futuro resta sempre nelle nostre mani, ma in qualche modo chattare con una versione di noi stessi può darci la prospettiva necessaria, un po' un dialogo con il domani, che ci dà forse le risposte che cerchiamo da sempre.
Speaker 2:L'unica cosa è che non diventi un dialogo solipsistico, perché è chiaro che se io dialogo con me stesso e penso che io abbia proprio ragione, alla fine non c'è evoluzione, perché rimango sempre nello stesso quadratino è vero, non si esce da una bolla, e quindi questa cosa diventa anche parecchio frustrante. Gianluca Riccio FuturoProssimoit. Grazie per essere stato con noi grazie a te.
Speaker 2:L'esposizione prenatale ai cannabinoidi sembra avere uno strano impatto sullo sviluppo precoce del linguaggio. Stando a questo studio pubblicato su Frontiers in Pediatrics, l'esposizione prenatale alla cannabis e ai suoi derivati è correlata a un'alterazione dello sviluppo precoce del linguaggio entro il primo anno di vita. Uno studio esplora il legame tra gli algoritmi dei social media e la solitudine. Questa ricerca suggerisce che gli algoritmi dei social media, cioè quei sistemi di automazione e di selezione dei contenuti sulla base di ciò che gli utenti cercano o su cui più si soffermano, possano sì ridurre che aumentare la solitudine, e questo a seconda di quanto gli utenti percepiscano questi algoritmi come rispondenti alle loro esigenze e alla loro identità. Un altro studio, invece, rivela come l'accordo di gruppo sincronizzi le onde cerebrali. Quando gruppi di persone raggiungono un accordo dopo aver discusso, per esempio, di filmati ambigui poco chiari, le loro onde cerebrali diventano più sincronizzate, rivelando come il consenso influisca effettivamente sulla nostra attività neurale.